Posts Tagged ‘Casa [?]’

Sul treno


01 Dic

Lui. Occhiali e pancetta incipiente. Studente. Parlantina loquace. “Hai visto ieri, quel regista che è morto?”
Lei. Suoneria del telefono orribile e molesta. Indecisa tra giurisprudenza e disegno grafico, dice. “Quale regista?”
Lui. “Un regista veccio. Era anche famoso”.
Il giornale di fronte. Un presidente con gli occhiali nella foto. “Addio Monicelli. Gli italiani non ti dimenticheranno mai”.

Dubbio


17 Nov

…che fare di fronte ad un leghista che critica i kebab seduto ad un mcdonald’s??

Contro le coverbands


27 Ott

Hot_Space_Queen_Tribute_Band.jpg.bigSe la musica può essere considerata uno strumento efficace per scattare una realistica fotografia sulla situazione culturale di un’intera società-, allora, ancora una volta, l’Italia è definitamente fottuta. Cinquecento anni più tardi di Palestrina, cent’anni dopo Verdi, la musica del cosiddetto “popolo” è ormai quella (scimmiottata) di altri, possibilmente in inglese.

E’ il fenomeno delle “cover-bands”, di quei gruppi di musicisti che si dilettano ad eseguire alla perfezione un pezzo scritto e interpretato, originariamente DA altri e/o PER altri. Con ambigue conseguenze, del tipo: “oh! Ho sentito una cover band dei Nirvana, tiggiuro che il cantante era uguale a Kurt Cobain. E pensa che dopo il concerto si è suicidato in un garage”.
Quando tende verso il parossismo, la cover band si propone addirittura di migliorare la versione originale, la qual cosa, si commenta da sola. (“oh! Ho sentito una cover band dei Led Zeppelin, pensa che il solo di Stairway to heaven era ancora più bello che nell’originale).

Il problema, effettivamente, sta proprio qui. Nel fatto che molte volte i membri delle varie cover bands sono veramente dei bravissimi musicisti, che per qualche inspiegabile motivo scelgono di ripetere all’infinito quattro accordi già ripetuti all’infinito, o, peggio ancora, salire su un palco vestiti come Freddy Mercury.

Perché? Bella domanda. Il fatto che così facendo si guadagni di più, è vero solo in parte. E comunque, ricordo bei tempi in cui i musicisti erano artisti, prima ancora che mercanti. Ma anche ammettendo il discorso del musicista-prostituta, trovo comunque molto più dignitoso ricoprire il ruolo fino in fondo, e suonare il genere meretricio per eccellenza, e cioè il liscio, piuttosto che atteggiarsi da star nelle varie festacce della birra locali per poi cantare Cicale-Cicale, o che so, qualsiasi canzone di Bob Marley o Jimi Hendrix, scritte per ben altri contesti.

La causa ultima, ovviamente, sta nel pubblico. Fedeli alla disgraziata linea del “si dà alla gente quel che la gente vuole” – che ci ha regalato perle come La ruota della fortuna o Il grande fratello, ricordiamolo –, musicisti e gestori di locali organizzano i loro spettacoli intorno alle covers, meglio se ascoltate e strascoltate, per consentire alla pollastra seduta in prima fila di ricavare soddisfazione dal muovere la testa e dire “ah si questa la conosco”, mentre la band suona Another Brick in the Wall, o Il cielo è sempre più blu, che poi viene riconosciuta come “quella della pubblicità”.

La conseguenza è piuttosto evidente. Un popolo che continua ad ascoltare le stesse canzoni, che si afferra al già esistente anziché sperimentare, un popolo che cerca conferme (conferme de ghe?) ed ha paura del nuovo, è un popolo fottuto. Definitivamente fottuto. Artisticamente estinto, culturalmente imbalsamato, socialmente ammuffito e politicamente retrogrado.

L’italia, insomma. L’italia e gli italiani. La più grande tribute-band dei Queen (come gli originali!) è italiana, i migliori scimmiettatori de U2 (meglio degli originali!) sono modenesi. Tutto questo, mentre a Kassel, una città qualsiasi in Germania, ogni sera si presentano in scena concerti rock inediti, e mentre a Bogotà il lunedì come il martedì o il sabato sera si può assistere a spettacolari combinazioni di rock e ritmi latinoamericani, flauti indigeni e musica elettronica, psichedelie audiovisuali miste a free-jazz.

Che fare quindi? Emigrare può essere una soluzione. Sottoscrivere una petizione a Napolitano, un’altra. Oppure presentarsi al prossimo concerto di una cover band dei Pantera, e sparare al chitarrista. Solo per dare un effetto ancora più realistico alla faccenda, ovviamente.

Classifica delle canzoni più vendute e ascoltate sul web, in italia, nel mese di agosto 2010


03 Set

1. Alessandra Amoroso – La mia storia con te
2. Shakira – Waka Waka
3. Eminem & Rihanna – Love the way you lie
4. Lady Gaga – Alejandro
5. Fabri Fibra – Vip in trip
6. Modà – Sono già solo
7. Ne-yo – Beautiful Monster
8. Mika & Redone – Kick ass (we are young)
9. B.o.B. – Airplanes (feat. Hayley Williams)
10. Katy Perry – California Gurls (feat. Snoop Dogg)

Donne italiane videocratiche


05 Ago

Ho visto Videocracy, come ogni italiano dovrebbe e non dovrebbe fare, almeno una volta nella vita (quantomeno, perchè Bondi ha consigliato di non farlo, e questo è già un valido motivo) (non lo faranno).
Molti gli spunti di riflessione che il documentario (di pregievole fattura) presenta, molti dei quali sono egregiamente illustrati qui. Quanto accaduto negli ultimi trent’anni in Italia assume tinte grottesche che solo ora si collegano tra loro, e sarà comunque la storia a stupirsi di un disastro così ampio e diffuso, a livello sociale, culturale e morale.

Ciò che volevo sottolineare, forse perchè appare nei titoli finali, è un dato solo apparente secondario, che comunque contribuisce a fotografare la (pessima) Italia che ci ritroviamo tra i piedi. L’84a (ottantaquattresima) posizione italiana nella classifica mondiale che misura l’uguaglianza tra i sessi. Certo, avere un ministro per le pari opportunità il cui unico merito è essere una figa aiuta, ma non voglio pensare che un po’ di colpa non ce l’abbiano neppure loro. Le donne (non tutte, blablabla). Che, effettivamente, spesso hanno abboccato in pieno alla “filosofia” del Basta Apparire, con tutte queste storie del fashion e dell’uomo coi soldi che ti insegnano, sulla pelle, già alle scuole medie.
Questo successo è dedicato anche a loro.

Timcula


27 Lug

Tim offre un servizio SOS Ricarica.
Sei senza credito, mandi un messaggio, ti “prestano” due euro.
Il servizio ha un costo di un euro.
Come la mettiamo con l’usura?

Considerazioni sociologiche da postino part-time


20 Lug

..una figura in netta decadenza, si sa. I postini, ma anche i preti, non sono più quelli di una volta. Eppure continuano ad essere – entrambi, indiscriminatamente – l’ultimo ponte di collegamento tra intere comunità di anime abbandonate a se stesse ed entità (Dio, Stato…) che un poco alla volta paiono dimenticarsi di loro.

Il postino di un paesello X in una provincia X a bassa densità abitativa, per esempio, inerpicandosi su per quelle stradine dal classico “qui ci passa solo il postino”, scopre un mondo fatto di cascine abbandonate, pietre di Langa gettate alle ortiche, stoiche vecchiette dal fazzoletto in testa e lo sguardo duro che ancora resiste, e non si piega alla logica illogica di un Paese che costruisce e distrugge, là dietro il campo d’orzo ormai cotto dal sole di luglio.

Un paio di chilometri più in là, invece, lo sguardo è spento. Il signor C. ha smesso di camminare e anche di parlare, e d’altra parte, lui non sa il bielorusso e Tatsiana non parla piemontese. L’italiano è lingua straniera per tutti e due, e comunque non ci sarebbe più niente da dire. Entrambi aspettano il giornale del venerdì, e forse anche qualcosa di più.

Il postino continua ed è insensibile, è un pezzo qualsiasi di un ingranaggio che va avanti comunque. E si arrampica per le colline, a portar cartoline e bollette ad un paesino che nessuno sa più dove sia. Cent’anni qua ci vivevano cinquecento persone, gli dice la segretaria comunale. E lui pensa al condominio anni settanta, laggiù in città, il primo del lungo giro. Tutta la posta del paesino anoressico starebbe nelle sue  buche delle lettere, strano ma vero.

I giornali. Settimanale cattolico-ecclesiastico. Settimanale cattolico-bigotto-locale. Settimanale cattolico-nazionale, un pezzo di storia nazionalpopolare. Un quotidiano nazionale qua e là, nei ristoranti. Svariati magazine di agricoltura. Un nome femminile abbonato a Umanità Nova, settimanale anarchico. Chissà se un’anarchica accetta inviti a cena dai postini.

I colleghi. In buona parte, gente repressa. Gente frustrata. Gente che ascolta tutte le mattine lo stesso cd, per di più, un pessimo cd. Gente che aspira ad un briciolo di potere in più per riversare la loro mediocrità sugli altri, e vive di intrighi. Qualcuno – pochi – aspetta in serena meditazione il momento della fuga. Gli altri s’incazzano, berlusconi ha aumentato ancora l’età della pensione.

Tanti stranieri, ovunque. Quelli buoni, che comprano le case di pietra, tirano giù l’intonaco che qualche genio appiccò negli anni cinquanta, e si nascondono tra faggi e vigne, parlano tedesco. Quelli cattivi, che hanno i nomi pieni di “h”, e ricevono solo atti giudiziari perchè rubano e violentano neonati. Tutti, buoni e cattivi, sono “stranieri”, e continueranno ad esserlo sempre. Anche dopo vent’anni.

Senso di abbandono. Nessuno scrive più cartoline, solo i bambini ai loro nonni. La signora Franca, vedova, ogni giorno si affaccia e chiede “c’è qualcosa per me”. Ogni tanto arriva una bolletta. Al venerdì, il giornale. Nei giorni di vacche magre, deve accontentarsi dell’immondizia pubblicitaria dei grandi magazzini. Sei bottiglie d’acqua a un euro e quarantanove, bisogna accontentarsi.

Caprioli. Cinque, piccoli, bellissimi. Una madre spaventata, i cuccioli che non hanno ancora capito bene che esistono rumori amici e rumori nemici, e quello del motore, è sempre nemico. Rimangono storditi, scivolano, si rialzano. Poi scappano giù, nel loro angolo di selva, nella loro valle ancora selvatica, nella terra sacra che si incunea tra l’acciaieria, l’autostrada e la civiltà.

Kaputt


25 Giu

I giornalisti non possono più informare, i cittadini chiedono più telecamere, i leghisti imperversano come diarrea virulenta, la cultura è tagliata alla base, 600.000 auto blu (in tutti gli U.S.A sono qualcosa come 20.000) circolano senza che nessuno più le prenda a pietrate, le università diventano fondazione private, i medici fondano cliniche private, miliardi e miliardi vengono bruciati in armi inutili e dannose per combattere guerre deleterie, i neolaureati fanno i lavapiatti a Londra, la fiat chiude e e va al mare, la televisione è un insulto ad ogni cervello pensante eppure vince, i senatori vengono condannati per concorso in associazione mafiosa, i condannati per concorso in associazione mafiosa vengono fatti ministri, sui giornali del mio paese 250 cittadini propongono le ronde contro i maruchin, il 95% della popolazione non ha mai letto la divina commedia ed il vero problema, a quanto pare, è che un branco di panciuti milionari se ne va in ferie anticipate. Mah

Indicazioni di v(u)oto


16 Giu

La cucina kosovara, le troffie con salsa di pescecane, i balli santagostiniani. Il kebab che distrugge la nostra cultura gastronomica (ma la cultura cultura, quella non importa più), i catalani e gli spagnoli. I pisani che si massacrano con i livornesi, gli italians che “do it better”. Le nostre chiare origini medievali da difendere e promuovere, tutti in piazza vestiti arancioblu a tirare in aria francette e trombe carolingie. L’identità cristiana, perbacco, la nostra sacra identità cristiana da difendere con crocifissi nelle scuole, nelle chiese (va beh), negli ospedali, nei bus, dappertutto. E bandiere occitane dappertutto, bandiere occitane anche giù nel fondovalle, bandiere occitane di fronte a case occitane per distinguere l’occitaneità da tutto ciò che occitano non è.

L’identità è la rappresentazione moderna del vecchio divide et impera. Un’invenzione moderna, che poteva avere un senso finché si parlava di lotta nera o femminile. E che si è invece radicato nella straframmentata sucietà attuale, convertendosi in una piaga nefasta per chi insegue il sogno dell’uomo universale descritto da Nietsche qualche secolo fa, superiore a tutto ciò che pone ostacoli sulla strada verso un mondo libero da ogni divisione. Da non confondere con i processi globalizzatori (anche se il confine è comunque labile), dove l’annientamento è intrapreso verso le locali culture, in una sorte di imposizione univoca dall’alto.

Per combattere tutto ciò, e molto di più, un gruppo di alienati sociali di ogni dove si ritroverà, questo finesettimana ed anche altri, a Saturnia, in Toscana. Politically incorrect il programma delle manifestazioni, che svariano tra mostre di pittura e cinema d’avanguardia, mappe sonore e ogni tipo di espressività. Si parlerà anche di Mockus il visionario, tra l’altro. Chiunque voglia partecipare, partecipi.

Nubi di ieri sul nostro domani odierno


05 Giu

Mario Monicelli, classe 1915, sull’oggi:

“Spingere con la forza e non tacere. Dovete usare la vostra forza per sovvertire, protestare. Fatelo voi che siete giovani. Io non ho più l’età. Succederà che questo schermo rimarrà nero, senza immagini, senza parole. Succederà che i lavoratori di domani di cinema e televisione non avranno un futuro. Perché si sta tagliando il loro presente, si stanno negando i loro diritti di studenti. Succederà che l’unica scuola di cinema e televisione pubblica [la Roberto Rossellini di Roma]  perderà materie fondamentali. E succederà anche che non sarà l’unica. Ragionieri, geometri, agrari,educatori, ricercatori tutti nella stessa barca, anzi, tutti parte di una nuova armata Brancaleone”.

Mario Monicelli, classe 1915, sul ieri:

“La storia d’Italia è conosciuta all’estero solo per la sua cultura. Non siamo un Paese che ha avuto grandi generali, grandi personaggi storici, ma solo una forte collocazione culturale. Ed è proprio questa, l’unica cosa che ci viene da tutti riconosciuta all’estero, che si vuole oggi combattere. Il cinema vuol dire tutto. Per il resto c’é solo nel nostro paese, come nell’Occidente, la cultura dell’arraffare, di arricchirsi. C’è oggi solo la volontà di trattenere questa benessere che si è spesso conquistato ai danni di altre etnie. Un degrado che si poteva prevedere già da due generazioni fa. Il fatto è che noi siamo sempre stati un popolo subalterno. Sotto il dominio prima di francesi, poi spagnoli, di tedeschi, sotto lo stesso dominio del Papa. Insomma non abbiamo mai avuto una nostra reale indipendenza, mai davvero avuto il senso della libertà. Spero che tutto questo prima o poi finisca davvero”.

Mario Monicelli, classe 1995, dopo essersi separato da una moglie di quarant’anni più giovane di lui:

“[Mi sono separato] per rimanere vivo il più a lungo possibile. L’amore delle donne, parenti, figlie, mogli, amanti, è molto pericoloso. La donna è infermiera nell’animo, e, se ha vicino un vecchio, è sempre pronta ad interpretare ogni suo desiderio, a correre a portargli quello di cui ha bisogno. Così piano piano questo vecchio non fa più niente, rimane in poltrona, non si muove più e diventa un vecchio rincoglionito. Se invece il vecchio è costretto a farsi le cose da solo, rifarsi il letto, uscire, accendere dei fornelli, qualche volta bruciarsi, va avanti dieci anni di più”.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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