Archive for the ‘Vita’ Category

In bici lungo la Dâmbovița


25 Mag

“Chi lascia il vecchio per il nuovo, sa quel che lascia ma non sa quel che trova”.

Mai fu detta frase piu’ vera.
Peccato pero’ che sia l’interpretazione che solitamente le viene attribuita, ad essere completamente sbagliata. E’ in quel “non sa”, che si nasconde la chiave, la bellezza di tutto.

Bradet


09 Mag

Una notte a seicentocinquanta metri d’altezza, aria umida e fredda nell’angolo occidentale dei Carpazi. La Serbia è venti chilometri più in là, l’Europa una linea labile che quando si sposta trascina dietro di sé storie e sostanze precarie.
Il cielo sono soprattutto milioni di stelle, i cani abbaiano lontani. Le contadine hanno ancora il velo sui capelli, i due cavalli che tirano avanti i carri dei loro mariti sono reali e i all’orizzonte pagliai disegnano la silhouette della notte.
Insieme a me cammina un signore di cinquantacinque anni, parla la mia stessa lingua. Nemmeno lui sa come sia finito da quelle parti, anche lui ha smesso di chiederselo.
Intorno a lui, la disperazione. Condizione umana nel suo stato animale, estranea ai vizi e alle virtù di millenni di storia. “I disperati di oggi vent’anni fa erano bambini”, dice questo signore, con sguardo perso nel buio. Pensa qualcosa di più, pensa qualcosa che diventa vento, e silenzio.

Est


23 Mar

Semplicemente ti sembra la cosa più giusta, la più logica, la meno sbagliata. Non sapresti nemmeno dire se lo fai nel nome di un dio effettivo, o se si tratta semplicemente di legittima difesa. E nemmeno potresti essere sicuro di volerlo veramente, questo ennesimo shock. E’ lui che ha scelto te, che ti ha trovato. Non puoi sottrarti.

Non si tratta semplicemente di un momento ben definito. E’ un pezzo di caos che fa parte del Tutto, è la bramosia dell’ignoto che diventa legge, è un manifesto simbolico di un disegno più grande, di cui sei creatore e suddito. Vivere la vita come un’opera d’arte, tra passione e sofferenza, desiderio e follia. Come un’opera d’arte, da costruire seguendo l’istinto, l’ispirazione del momento come unico percorso da seguire, le figure che cambiano forma lungo il cammino, la sovrapposizione degli elementi per creare intensità.

Ti diranno che sei pazzo, o cinico, egoista,uomo instabile, avventuriero. Ti diranno cose sagge, sputeranno contro la tua proposta d’avanguardia, una vita come un’opera d’arte non va presa troppo sul serio. Ma tu sarai immerso nel tuo vortice di poesia, solo e nudo di fronte all’esplosione di inaspettate bellezze, insensibile a tutto ciò che non si manifesti sotto forma di puro calore umano. E anche la distanza e la solitudine scaldano, finalmente hai imparato a capirlo.

E quindi eccoti lì di fronte a nuove idiosincrasie da scoprire, lingue sconosciute da decifrare. Tutto così nuovo e tutto così già visto, mentre pensi che in fondo pianure, montagne e deserti sono prima di tutto paesaggi dell’anima. Un altro pezzo del mondo degli uomini si apre oggi sotto i tuoi occhi, e basta chiudere le palpebre per rivedere il caos e spaventarsi di meraviglia. La vita come un’opera d’arte, tra passione e sofferenza, desiderio e follia.

Il pieno di super


28 Feb

Satana's apparitionTi danno una vita impregnata di benzina e non ti lasciano usare l’accendino.
Vietato fumare, vietato accendere il fuoco, vietato.
Eppure l’odore del benzoato è lì, come una droga impressa nelle narici, una sgradevole sensazione di nausea che altro non è se non il corpo che si usura, che si consuma.

Azzurro, arancione e nero


21 Gen

Aurora boreale. Tre pennellate forti e definitive: azzurro, arancione, nero. Senza passato né futuro, senza terra o destinazione, solamente emozioni sospese nell’aria a diecimila metri d’altezza.

Non credo negli dei, negli angeli e nei miracoli. Però soprattutto non credo nella terra, nel senso ultimo di un qualcosa che sei miliardi di persone si ostinano a cercare nell’infima miseria della vita quotidiana. Credo nel cielo, spazio aperto e infinito, che inizia dove finisce la nostra carne e cosa nasconde chissà.

Credo nel cielo, è meraviglioso e tangibile fuori dal finestrino. Laggiù sotto le nuvole c’è la groenlandia, la terra del ghiaccio, e il freddo arriva su fin nelle ossa, in questo risveglio improvviso. So perfettamente che non stavo sognando, che è tutto vero, che è vero che non è vero niente. So perfettamente che il sogno è questo, io sospeso in una capsula metallica che mi porterà là dove tu non ci sei più.

Pensieri? Pochi e confusi, vince su tutto l’immensità azzurra e arancione, e l’ultima stella della notte. Solo adesso per esempio mi rendo conto che non abbiamo mai parlato di morte. Di niente, di bici, di amici, di coerenza, di sogni, di sesso, d’amore, d’assurdo, di tutti gli altri, di noi, di tutto questo abbiamo parlato, e mai di morte.

Forse era meglio così. Eravamo giovani, e lo saremmo sempre stati. Tu ci sei riuscito; io, da oggi, sono improvvisamente più vecchio.

Poi viene su una strana sensazione di sopravvivenza. L’inizio di un gioco beffardo, una roulette russa che si risolve in un uno-contro-l’altro, un conto alla rovescia. Fuori dal finestrino c’è un vuoto, ma è un vuoto che in qualche modo scalda e conforta, muove la speranza verso una forma di consapevolezza in un certo senso superiore. Forse non c’è niente dopo la morte, forse sì. Sicuramente non c’è niente giù su quella terra, tranne una linea di tempo effimera che brucia tra le mani.

Sarà stata l’esperienza mistica di crescere insieme, e guardare il mondo che prende forma ed aver voglia di fuggire. Oggi che tu te ne sei andato, questo spazio definitivo che toglie il respiro è molto più di una tentazione. Il cielo esiste, e noi non ne sappiamo niente.

Il cielo esiste, è tutto ciò che realmente possediamo. Esiste ed ha una voce ed è una vibrazione, troppo debole o immensamente forti per le nostre orecchie di membrane ed ossa. C’è chi lo chiama dimensione e chi lo chiama paradiso, chi ne ha paura e chi aspetta di arrivarci. Io rimango incollato al finestrino e contemplo questo nulla pieno di tutto. So che da qualche parte, tra questo azzurro, questo aracione e questo nero, ci sei anche tu.

Goodbye
Testo: Somewhere in the sky, 17 gennaio 2010.
Foto: Somewhere in the earth, Marco in un giorno in cui si viaggiava verso nord. Ottobre 2006.

Deserti affollati


04 Dic

Sulla finestra, angelica scrive “Ho nostalgia di qualcosa che non ho mai vissuto”. A Simone Marino, Francesca Ferrero e altri due piace questo elemento.

Ode alla precarietà


29 Ott

Looking for a god

Non dipende da te, fratello. Dico, era inevitabile. Non ti sei accorto che il tempo è un vortice, una massa in costante movimento, e che negli ultimi cinquant’anni tutto si è accelerato irrimediabilmente?

Questa storia di pensare oggi che domani sarà migliore e saranno migliori anche gli scatti di anzianità e che prima o poi arriverà una pensione.
Questa storia di proiettarsi in un futuro sereno, orgogliosamente tronfi a lasciare in mano qualcosa ai figli dei nostri figli.
E ancora, questa storia di pensare che nel 2027 noi faremo.
Questa storia.
Preistoria.

La realtà si è definitivamente compromessa, e ha ceduto il passo a un’illusione usa-e-getta. Gli Dei di oggi domani dovranno essere sostituiti con nuove chimere in cui credere. Cadono i muri e si abbattono le barriere, impazzisce la logica costruita sui secoli, è il trionfo del caos. Niente più pianificazioni né certezze: la bilancia è minacciata da settemilamilioni di essere umani tutti impilati sull’altro piatto, contrappeso terribile. L’equilibrio è precario, non c’è domani possibile.

E allora difenditi, e gioca. (E allora prova a difenderti, a giocare). Perchè il mondo è diventato una roba tipo google earth, un luogo dove tu entri digiti navighi sorvoli e poi con colpo di mouse riduci drasticamente la scala. Con un colpo di mouse, tu scegli un angolo e clicchi e trascini e la mano stringe e quell'”altro mondo” di ieri improvvisamente ti si apre sotto gli occhi. Ci sei dentro. Altre facce e ambienti naturali, un universo di possibilità intrecciate tra loro, creano uno spettro potenzialmente infinito di vite possibili da inseguire. Allargano il vortice.

Ci sono aerei che ti portano dove vuoi; un inganno economico sociale a dirti che la tua moneta è ancora forte, e un libretto di trentadue pagine che riesce ad aprire altre porte. C’è una nuova dimensione che si è aperta all’improvviso, avvolge tutto in rete ed elimina il concetto di “spazio”. C’è una logica politica disegnata da un esercito di cocainomani, e prevede il “tutto e subito fino al collasso”. Non puoi combatterla.  Adeguati.

Non era esattamente il concetto di “libertà” che ti avevano messo in testa, d’accordo. Però, ci assomiglia. Con un solo colpo di spugna, hanno eliminato dalle tue caviglie quelle stesse catene in cui credevano di farti credere: lavoro, famiglia, futuro. Una generazione di disoccupati singles e disillusi, ecco cosa siete. Siatene fieri; siatelo fino in fondo. Cosa aspettate, per godervi fino in fondo i privilegi del nuovo status?

Il vortice si allarga. Ti immagino ebbro di adrenalina, cavalcandolo con una tavola da surf.

Tempi viola


26 Set

Quanti eroi nascosti sotto le foglie. Vivono rinchiusi tra pietre impilate da mani mosse dallo stesso loro sangue, vivono liberi di correre a velocità diversa da quella imposta dal tempo degli altri. Dottori, maestre, sciamani, ingegneri, falegnami, contadini, filosofi, scultori, uomini liberi. Eroi che hanno saputo inseguire  il cammino più semplice ed elementare per raggiungere la vetta più difficile, così come farebbe un bambino, se lasciato libero di correre verso la luce misteriosa. Liutai, pensionati, cuochi, pescatori, esploratori, sovversivi in pensione. Anime fluttuanti tra gli spazi verdi, incatenate solamente al ritmo delle stagioni, uomini e donne a piedi nudi protagonisti di un tempo che trascende il presente. Padri, madri, fratelli, sorelle, figli, amici, uomini e donne sole. Hanno scelto di caricare sulle loro spalle ciò che la Natura consiglia, il fardello di un’esistenza orientata al silenzio. Vivono chiusi nell’infinità del verde; di notte continuano a scegliere il buio, l’incanto delle stelle. Respirano a pieni polmoni l’aria fresca della libertà, e misurano ogni inverno tra spazi di pietre e di legno che un giorno tornerà ad essere semplicemente Montagna. Studiano il mistero della vecchiaia sul quaderno della propria pelle, immersi in una terza giovinezza che ha imparato a prescindere da un anello sull’anulare destro. Hanno imparato ad accettare la pioggia la neve il vento ed anche il sole, quando si avrebbe voglia di inverno per chiudersi ancora. Maestre, sciamani, pescatori, mogli, mariti, uomini e donne semplici, liberi. Eroi di un mondo condannato a bruciare sul rogo il suo futuro, bellezza di uno spazio di silenzio tra sette note che si ripetono uguali.

111


14 Ago

…smisero di far l’amore
smisero anche di scopare
smisero di dormire insieme
e smisero di chiacchierare…

Marlene Kuntz

Molteplici altri di noi stessi


14 Lug

popolazioneIn un bel giorno di sole del duemilacinquantatre, quando leggerai che la popolazione umana ha toccato quota dodici miliardi di esemplari, ti verrà un colpo. Poi ti avvicinerai verso lo specchio, e cercando tra i cassetti della memoria, ricorderai che nel vicino 2000 si superarono i sei miliardi. Farai un rapido calcolo, e scoprirai che nel corso della tua misera vita, l’essere umano ha raddoppiato se stesso. Come una cellula, come una piaga. E ancora una volta il tuo essere materialmente presente su questo pianeta subirà un inevitabile attacco alle radici; e finalmente, morirai.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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