Archive for the ‘Colombia’ Category

Abraxas


16 Lug

Si erano conosciute quasi per caso, nel lento incedere di un pomeriggio di qualche anno prima. Lei stava regalando al sole di Puerto Colombia l’incanto della sua pelle giovane, quando vide avvicinarsi, dondolando su sè stessa, quella vecchia negra dal cestino di aguacate e mangos in testa. “Non scrivere poesie d’amore”, le disse. “Se vuoi scrivere di te, inventati racconti d’odio, storie di tormenti”. Si spense il vento e si fermarono le onde. Perfino il centenario muelle stava per sgretolarsi sotto il peso di quella negra, di quella negra e delle sue parole di piombo.
Secondo il principio che porta due anime a loro modo profonde ad autolesionarsi di paranoia, modificando percezione sensibilità e comportamento verso un’arbitraria azione impercettibile, nasceva in quel giorno uno stretto rapporto d’intesa tra loro. Sarebbero passati quindi mesi senza incontri reciproci, perchè entrambe sapevano che, quasi inconsciamente, lei finiva per apparire di tanto in quanto nell’antro di polvere e erbe mai viste della vecchia negra, per intravedere tra le ragnatele la soluzione ai problemi che di volta in volta tormentavano i suoi vent’anni.
Fino a che, un giorno, lui successe nella sua vita. Aveva attraversato l’Oceano carico di niente, e perso nel suo vuoto più totale lei l’aveva incontrato seguendo il profumo impercettibile della Perdizione. La fusione reciproca fu totale, ed esplose in una dimensione parallela dove tutto il mondo fino ad allora quotidiano rimaneva fuori dalla porta. Scoprivano insieme le mille strade dell’orgasmo e nessuna portava così lontano come il labirinto di parole in cui si chiudevano dopo l’amore. Un giorno, lei gli aveva parlato di quella strana negra di Puerto Colombia, accadde nei tempi in cui la sua famiglia minacciava il Peggio possibile se non avesse abbandonato immediatamente quell’europeo dalle pezze sul culo che infastidiva il loro naso col suo impercettibile odore di Perdizione. L’immagine della negra dai poteri ignoti ma dall’ipersensibilità certa era forte nella sua memoria, ultimo spiraglio di ragione prima dell’inevitabile fuga che entrambi avevano pianificato nella ricerca dell’estasi e del paradiso.
Accadde così che una sera la negra la chiamò. Non le disse come si era procurata il suo numero e nemmeno le disse perchè, le manifestò solamente il suo urgente bisogno di parlarle, all’alba successiva, nel suo antro di Puerto Colombia.
Ci andarono insieme, poi lei lo baciò sulle labbra, e lui la aspettò per ore e ore, e c’era una festa di paese quel giorno, e i bambini ballavano salsa tra le gambe delle madri, e le nonne celebravano e la musica e le gambe si fermarono solamente quando un grido parlava, disperato, di un cadavere, di un europeo e delle onde contro il muelle di Puerto Colombia.

Foto di C,eci.

Acque torbide


13 Lug

Il motore spinge verso l’origine del sole. Mentre le strade si rimpiccioliscono e la cittá rimane alle spalle, il paesaggio si accende calmo insieme al giorno che nasce. Si trasformano gli edifici, si dirada la presenza umana, scompare ogni traccia di artificialitá sotto le lagune che annunciano l’imminente, grandiosa presenza del fiume.

Rio Magdalena appare da lontano, lucido e ingannevole con le sue acque stanche. Ricordo l’aria nei capelli su una bici in riva al Danubio, ritorno in quel giorno di aprile quando vidi nascere il Gigante, giù a sud tra le Ande; silenziosamente celebro il suo carico di Storia che dá vita al miraggio di battelli in navigazione, eleganti genti d’altri tempi, amori ai tempi del colera. Vestigia di tempi andati, quando ancora i caimani scendevano fino a Barranquilla e l’Acqua era fatta d’acqua e non di chimica come oggi.

La porta sull’altro mondo è la chiatta che soffiando trascina sull’altra rima. Lì inizia veramente un mondo alternativo, un sistema imperfetto dove le regole sociali sono decisamente più semplici e i cuccioli d’uomo si confondono, nudi nell’erba e nella polvere, con neonati d’altre speci. Dòmina ancora la legge del più forte, nelle infinite campagne ai bordi di Pivijay. Costituzioni e Polizie sono rimaste sull’altra riva del fiume, Bogotà è immensamente lontana e quasi nessuno l’ha mai vista, la lotta di classe si gioca tra i parametri di saccheggi alle haciendas e sistemi d’Autodefensa. Che significa, in termini concreti, territorio paramilitare.

Fino al 2005, era impensabile per l’italiano co-pilota del Veterinario (cioè il sottoscritto, storia lunga….)arrivare da quelle parti. Gli stessi colombiani, una volta attraversato il fiume, dovevano consegnare a qualche fosco personaggio un foglio dove dichiaravano ogni dettaglio sulla loro visita in quei territori di Zona Roja. Poi qualcosa è cambiato, e i gruppi d’Autodefensa, sulla promessa di un comodo espatrio negli Stati Uniti, si sono consegnati alla giustizia e hanno deposto le armi. Il proprietario della Finca mia destinazione, 3.000 ettari di cavalli e vacche, sconta i suoi 8 anni di pena da qualche parte in mezzo ai gringos.

Guerriglieri d’ombrellone


10 Lug

La televisione. Quest’oggetto, solitamente nero, praticamente sconosciuto al sottoscritto da due anni almeno, di tanto in tanto perde il suo logico uso di mero raccoglitore di oggetti riposti per accendersi, prender vita insomma, e dire qualcosa. Per metter le mani avanti, diciamo fin da subito che il palinsesto colombiano, oltre alla pubblicità e alle sempiterne telenovelas, non ha niente di meglio e niente di peggio da offrire rispetto a quello di altri Paesi.

Eppure l’altra sera, schiacciato nella morsa di individui silenziosi e grigi, mi sono ritrovato davanti ad una trasmissione di tal Pirry, una specie di “Iena” colombiana si potrebbe dire, per classificare il personaggio. Affrontava, il Pirry, un argomento effettivamente interessante: l’appoggio (ideologico ed economico) che ricevono le FARC dall’Europa, soprattutto dal Nord Europa. La schiera di sostenitori morali, invasati, simpatizzanti vari è infinita ed apparentemente incomprensibile, alla luce dei fatti. Mentre sullo schermo scorrevano immagini di 12enni di ronda a mitra in mano, per esempio, il responsabile di un’O.N.G. danese riusciva ad affermare: “le voci di bambini guerriglieri sono solo chiacchiere. Noi continueremo a vendere magliette “FARC-EP” per sostenere la lotta di liberazione del popolo colombiano”. Se da una parte si può comprendere il romantico idealismo che legittimava le FARC all’epoca della loro nascita, va detto che l’anacronismo e la disinformazione di queste genti è effettivamente agghiacciante, e ho visto schiere di colombiani incazzarsi notevolmente di fronte ad affermazioni di questo genere.

Poi, un’immagine mi è saltata alla cabeza. Una torrida estate italiana di qualche anno fa, un lungomare, la patetica sfilata di quegli individui tutti uguali che ogni estate vanno in overdose di Lucignolo e sfoggiano la stessa maglietta, o lo stesso occhiale, o lo stesso bracciale. E mi sono ricordato di quell’anno in cui la moda erano le magliette “Narcotrafficante”, o “Pura Polvo Blanca”, o “Cocaina Colombiana”, robe cosi. ¿Ti ricordi? E ancora una volta l’umana deficienza spiegó i piú illogici meccanismi.
(foto di alias Maktop)

L’ultimo dei Visionari


08 Lug

Il capitolo primo è un balcone di Kaunas, un appartamento ai limiti dell’assurdo dove in una notte di vodka e primavera nordica qualcuno mi parlò di lui, di questo figlio d’immigranti lituani rettore dell’Università di Bogotà che mostrando le chiappe a una contestazione aveva zittito la platea e shoccato la Colombia conservadora.

Nel capitolo secondo, sui legno di un bizzarro ufficio colombiano, si apre la porta ed indiscutibilmente entra un lituano. I modi lenti, la parlata calma, gli occhi azzurri su fisionomia baltica anticipano le referenze di curriculum, che parla di un rettore celebre per aver cambiato, da sindaco, il volto di una delle metropoli più difficili del mondo. Antanas Mockus Sveikas, al tempo rettore della Nacional de Bogotà, iniziò la sua carriera politica mostrando le chiappe a una platea contestatrice: “E’ pedagogia. Inutile la violenza, inutili le punizioni, tutto si ottiene con Cultura Ciudadana”, esordisce. Sono poi seguite geniali stravaganze e un matrimonio su un elefante, fino al naturale sfocio in una corrente filosofica a tutt’oggi in crescita, conosciuta come il “Movimento dei Visionari”.

Il confronto argomentativo è interessante, per di più Mockus parla un lituano perfetto (Mockus…io no) e ancora ne sfoggia il tipico orgoglio: “Si può dire che nella storia ci siano stati solo due tentativi riusciti di Resistenza Civile Passiva, l’India di Gandhi e la Resistenza Anti-Sovietica Lituana”, sentenzia.
La sua parlata calma si arricchisce di una serie di citazioni lontane, gente come Roger Peterson e il suo “Resistence and Rebellion”, Jen Sharp e Thomas Shelling, Shlowsky e i Formalisti Russi, Dovstojewsky e Sastre e un codicillo della Costituzione Italiana. Ogni concetto innesca in lui un circuito formidabile, e di fronte a qualsiasi semplice domanda accende una catena di ragionamento inimmaginabile che attraversa qualsiasi campo della conoscenza umana per concludersi in una risposta altrettanto semplice. Semplice e geniale.

Due volte sindaco di Bogotà, spiega come abbia creato un magistrale esempio di Amministrazione Creativa ancora studiato da tanti politosociologi del mondo: “Insegnavamo senza punire. Se c’era scarsità d’acqua, non tagliavamo le razioni ma apparivamo in televisione in una doccia di 4 minuti per illustrare i possibili risparmi. Tutto si ottiene con Cultura Ciudadana”. Aspirante (per la seconda volta) alla Presidenza della Repubblica, Mockus ha in mente idee alternative per risolvere il problema dei sequestri: “Con 30 ragazzi in questo stesso ufficio stiamo organizzando esempi di un possibile dialogo con i capi guerriglieri. L’idea sarebbe raggiungere i vari Fronti delle FARC nella selva in una marcia che raccolga il pacifismo di Gandhi e la progressiva assimilazione di nuovi membri, lungo il cammino, di Mao”. Tutto senza spoliticizzato, sullo schema dell’esperienza bogotana, dove gli assessori e i consiglieri arrivavano in buona parte dalle cattedre accademiche e non dai partiti. “Abbiamo anche studiato un funerale virtuale, una sorta di “Istruzioni in Caso di Sequestro” che sarebbe interessante adottare per contrastare l’ultimo potere rimasto ai Narcotrafficanti, il sequestro appunto. E’ tempo di spiegare alle moglie e ai figli di un guerrigliero che la speranza di vita in questo paese è di 75 anni, e che accorpandosi in gruppi criminali si consegnano, in media, 30 anni della propria vita”.

Qua l’intervista completa (in spagnolo), qua foto nuove.

Riscatto


03 Lug

Nei miei giorni bogotani, la direttrice della semana.com davanti a un ottimo Ajiaco confessava che la sua redazione era in fermento: tutto lasciava presupporre importanti novità dal fronte FARC. Diciannove giorni dopo, per la prima volta nella storia della Costa Caribe, la buseta che mi riporta a casa inspiegabilmente bandisce l’onnipresente vallenato a 100 decibel per sintonizzarsi sul notiziario radio. L’eurocoppa è finita domenica, presagi di qualcosa di grosso.

Alla notizia della liberazione di Ingrid (e degli altri 14, tra i quali i 3 gringos del caso-Trinidad), l’entusiasmo della gente è davvero alto. In un clima di sincera commozione, la gente comune e normalmente piuttosto disinteressata a narcoparapolitiche varie ascolta attentamente le voci eccitate della televisione, schermi che riempiono le silenziose strade di Barranquilla in un cammino notturno solitamente deserto. La stessa, incessante cronaca in diretta (neanche la martellante pubblicità colombiana questa sera interrompe Uribe) racconta di un popolo che con ritrovata speranza riscopre la dignità, contro quel cancro interno che nella realtà del 2008 ha consumato definitivamente il limite di sopportazione della gente.

La realtà politica, è quantomeno interessante. Prima di tutto, un elogio a quel fantastico stile sudamericano che riempie di “gracias a Dios”, “mia madre mia moglie mia figlia”, “usted senor Presidente” e “Virgen Maria” qualsiasi apparizione televisiva. In termini effettivi, l’eccellente operazione messa a segno dall’esercito colombiano, oltre a far riesplodere il consenso e la cieca ammirazione intorno ad Uribe, spinge le FARC di fronte ad un bivio fondamentale, a una scelta da prendere dopo gli ultimi disgraziati mesi. Una strada porta all’apoteosi della rappresaglia, ipotesi che terrorizza le famiglie delle centinaia i civili ancora prigionieri nella selva. Il cammino alternativo, potenzialmente incoraggiato dal recente avvicendamento ai vertici della Guerriglia tra Tirofijo e Alfonso Cano, invita a dialogo e negoziazione, miraggio inseguito senza successo finora. Nella sua prima conferenza stampa da neo-libera, Indrid Betancurt ha concluso cosi:

“I libri di storia non ricordano chi ha fatto le guerre, ma chi è riuscito a fare la pace“.

In beats we trust


17 Giu

ibamos para rutas perdidas. vàinas bakànas que de pronto se entrelazaban en el humo de medellìn o en trago de mendoza, pero siempre habìan palmeras. Palmeras y un sueco cantando, cagando y cantando. musicas y palabras, pasos y palabras, cosas y palabras. charlas bastante imposibles y para esto reales, tal vèz conversaciones gastronomicas sabrosas y elegantes.

éramos buena gente, la que se busca y se encuentra viajando, y se despide en un buzòn de mensajes porque sabe que el mañana lo decide el jazz.

iremos para rutas perdidas. cañazos y vodka ojalà se entrelazaran entre el ciel de caribe y el mar de Crimea.

Metrospiritualita’


13 Giu

Creata dal suddetto ospite, cio\' appare in forma gigante nella sua stanza da letto.

Da troppo tempo mancavo in una grande citta’. A questo penso mentre un’orda di cinesi giaccacravattati esce da un pub irlandese e mi passa accanto. Banale dire che Barranquilla o Medellin hanno i loro grandi numeri: in Sud America non e’ la massa urbana a definire la grandezza di una metropoli. Nemmeno in questo, la massa degli “invisibili” che popola i sobborghi ha il suo peso, mangiare-bere-dormire-sopravvivere non sviluppa economie e allora anche Barranquilla coi suoi due milioni di anime diventa un paesello.

E invece, finalmente, eccomi incasinato tra codici di bus e polveri sottili (e comunque decisamente piu’ spesse di quelle europee, molti mezzi qua vanno a carbone). Eccomi perso a vagare nell’oblio comprando amache e un libro a 1000 pesos, 0.30 cents, “Plan y beneficio en la economia sovietica”, chiaro e lampante che mai lo leggero’. Ritrovo le lampadine accese anche al martedi’, utopie metropolitane che animano e smuovono i sonnambuli 7 giorni (notti) su 7. Mi invitano a mangiar robe diverse, con genti diverse, tra le altre la direttrice di Semana.com. Respiro nell’aria, oltre alle polveri sottili, il fermento politico che tanto manca sulla costa, l’elettrico aere che POTREBBE preannunciare grandi novita’.

E poi, una presenza fissa. Una serie di personaggi che, inspiegabilmente, incontro costantemente nelle capitali del mondo. I “metrosessuali”, un’entita’ indefinibile prima di tutto a loro stessi, un mix di newslangcool e disordinata pazzia che ancora una volta mi ospitano nelle loro allegre case profumate d’illogismi. I metrosessuali. Como le metropolitane, i metronotte e i metrologismi.

Ruta bogotana


12 Giu

Venti menu’ variegati e distinti. Uno per ogni ora di viaggio, attraversando una Colombia che piano piano si raffredda, si bagna, si tinge di verde e poi di nero e poi di alba tropicale. Fotografie gia’ viste, passano le ore, un bambino di 8 anni mi offre un mandarino. E’ sporco, scazzato, ha la maglia al contrario. Parliamo di calcio e di cose, a Bogota’ lo aspetta la mamma.

Passano le ore e sembrano giorni. Si alternano i risvegli ed i libri. L’autobus adesso attraversa l’altipiano dei Tatra slovacchi, poi la Svizzera, poi un sogno che diventa realta’ e si chiama Tunja. Giace persa a 3000 metri d’altezza e c’e’ la nebbia e profuma a malinconia, qualcuno sentenzia che si tratta del luogo piu’ freddo di questo sorprendente paese. L’autobus produce Vallenato, l’mp3 e Manu Chao lo sovrastano e lo annullano.

Poi, arriva Bogota’, con le sue manie di grandezza da metropoli mondiale. Il traffico conduce in un’altra eternita’, ma l’incubo finisce in un appartamento di facce conosciute ed ignote. Si obbedisce tutti alla legge che vuole “gli amici degli amici tuoi amici”. I muri sono dipinti d’assurdo, sulla porta della cucina c’e’ una serie infinita di fototessere: i visitatori di quest’antro d’artisti nel corso degli anni. Appendo la mia ma non mi riconosco in quel tipo.

“Cosa ci fai qua nella pioggia?” “No niente. Vengo a conoscere Mockus”. “ah grandioso, grandioso Mockus, andiamo a bere qualcosa”. Dopo la pioggia e prima della birra saltano fuori facce d’amico.

Trippin’ Colombia


03 Giu

Di viaggio, di musica, di immagini. Di sguardi dall’alto su vite giù in basso. Di cavalli, di scarpe, di movimento e di lento incedere. Di bambini, di vecchi, di urla e di suoni, di pappagalli e di minotauri, di verde e d’azzurro.

Di psichedelìe e “solitarietà“. Di compagnìe e libertà.

Di pioggia, amore e apocalisse.


30 Mag

L’amore è una faccenda pericolosa. Immaginati artista, immaginati scrittore o regista. Logicamente ti innamori in quello che la tua mente produrrà, è inevitabile. Sognerai di notte il tuo soggetto, lo vedrai giorno dopo giorno sempre più uguale all’orgasmo dei tuoi sogni. Guarderai il tuo soggetto con occhi tutti tuoi, e gli stessi occhi li sposterai dall’incanto che un tempo ti colpiva. E allora si sarà aperto un tunnel a discensione verticale accelerata, fino a laggiù dove finisce l’obiettività. Ma anche l’obiettività è una faccenda pericolosa.

Sempre più spesso la popolazione colombiana mi chiede di contrattare un taxi per loro. “Tu riesci a strappare un prezzo migliore”, mi dicono. Devo ancora decidere se esserne orgoglioso o no.

In Colombia è arrivata “l’onda invernale“, perbacco. Robe tipo inondazioni catastrofiche, villaggi allagati, e sorprendenti sono le risposte tipicamente sudamericane alla cosa: una comoda attesa sulla poltrona galleggiante, aspettando che l’acqua se ne vada. Anche a Cuneo piove e la gente muore. Toh.

To feel. What a beautiful world is this one. When you translate it in other languages, you loose somewhere the real meaning of it.

Oggi è il giorno dell’apocalisse. C’è una concatenazione di potenziali eventi che, in caso di esplosione, provocherebbe una reazione a catena dalle conseguenze catastrofiche su scenari futuri multipli. Ho affrontato la cosa svegliandomi in ritardo, e contemporaneamente sono finiti lo shampoo e il dentifricio. Cattivi presagi.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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